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I nostri errori

Spesso ci accorgiamo dei nostri errori solo quando ci siamo finiti ormai completamente dentro. È come se dovessimo sbatterci per forza la testa, sentire quel colpo improvviso che ci fa risvegliare e che ci fa capire in un istante tutto quanto. A quel punto, e solo a quel punto, iniziamo a vederci chiaro, tutto ci appare limpido e ovvio come se fino ad un attimo prima fossimo stati ciechi, o forse sarebbe meglio dire accecati, schermati da un micromondo di preconcetti, abitudini che non ci hanno dato via di scampo. Ma il bello di questa vita è che una via di scampo esiste sempre e sempre esisterà, e, come dico sempre, dipende solo da noi, perché è proprio così.

Nonostante spesso dobbiamo sbatterci la testa per accorgercene o per capire quale sia l’uscita d’emergenza del nostro labirinto individuale, dovremmo sempre tenere a mente che tutto quello che vediamo o percepiamo oggi, ora, in questo preciso istante, non è tutto quello che esiste e che potremmo vedere o percepire tra un minuto, domani o tra un anno. Noi non siamo la verità assoluta del mondo e non siamo immodificabili alla vita e agli eventi, anzi. E questo è assolutamente un bene, perché altrimenti la nostra stessa vita non potrebbe mai coglierci di sorpresa e il nostro esistere sarebbe di una noia tremenda e mortale, fatto solo di emozioni calcolate, studiate, conosciute.

Non non siamo le stesse persone per tutta la vita, ma cambiamo continuamente. Non siamo le stesse persone nemmeno da un giorno a quello successivo. Penso ad un materiale plastico modellabile con la semplice pressione delle mani, come il pongo che usavamo da bambini. Anche noi ci trasformiamo e assumiamo forme diverse, facciamo azioni diverse, abbiamo pensieri diversi. A seconda delle situazioni, o anche semplicemente con il passare del tempo, con quella miriade di situazioni e piccole esperienze che facciamo ogni giorno.

È un bene, è assolutamente un bene.

L’unico dovere che abbiamo, verso noi stessi più che verso tutto il resto del mondo, è cercare sempre di migliorare. Fare passi avanti e mai indietro, a meno che un passo indietro non serva per farne poi due avanti.

Cercare di diventare persone migliori, persone più felici e più consapevoli.

E il mondo migliorerà in egual misura.

Cose che ognuno di noi sente

Ci sono cose che ognuno di noi sente, dentro, nel profondo. Cose che gli appartengono. Sono emozioni che cercano di farsi spazio, che cercano una via d’uscita, ma che spesso vengono trattenute per i motivi più svariati, respinte indietro da dove sono venute. E siamo noi che le respingiamo, siamo noi che non permettiamo a queste emozioni di esplodere. La verità è che nella nostra vita abbiamo imparato a impersonificare il nostro stesso male, ad essere la prigione di noi stessi. Per comodità, forse, per vergogna, a volte, o per paura.

Ho sempre avuto un certo tipo di legame con gli animali, un legame diverso. Qualcuno la chiama empatia, qualcuno sensibilità, non saprei, ma quello che so è che nel tempo questo legame è cresciuto sempre di più, andando nella direzione opposta di ciò che invece mi è accaduto con le persone. Forse è naturale, forse è del tutto prevedibile e normale allontanarsi dalle persone con il passare degli anni. Le persone ti deludono, ti feriscono, ti sfruttano, ti tradiscono. Le persone ti incattiviscono.

Gli animali no.

Una cosa su tutte apprezzo negli animali, così come nei bambini: la sincerità. Non c’è l’odio, non c’è l’arroganza, non c’è la menzogna. È un qualcosa di assolutamente coerente con la mia immagine di felicità.

Molto probabilmente è stata mia madre a trasmettermi questa passione, quasi sicuramente è stata lei. Non ho altri ricordi di persone che si rapportassero con gli animali in un modo speciale, se non quello di lei che, sin da piccola, ha amato gli animali con lo stesso legame diverso che vedo oggi in me. Da sempre.

Mia madre poi diventò biologa, io vegetariano.

Fu proprio il mio traguardo, quello, mi sentii completato e davvero in pace con tutto il regno animale, e con la natura più in generale, soltanto dopo quella scelta. Tutto vibrava di un’armonia nuova. Mi sentii finalmente coerente, come se dentro di me sapessi già da prima che qualcosa non si stava allineando completamente. Capire che non potevo amare gli animali e al tempo stesso mangiarli fu una rivelazione, come se fino a quel giorno camminassi ad occhi chiusi e poi d’un tratto li aprissi. Una connessione mente-cuore, non saprei bene come definirla.

Domenica sono andato a conoscere dal vivo la mia nuova piccoletta, la cucciola di Labrador che si unirà alla famiglia il 20 aprile. Mi sono fatto oltre 300km in moto soltanto per stare con lei una mezz’oretta, per farmi mordicchiare le dita con i suoi dentini aguzzi come spilli. Ognuno passa il suo tempo come vuole, no? Non sono uno che usa la domenica per recuperare dalla sbronza del sabato, diciamo. Per me la bella vita non è certo una vita di locali e alberghi di lusso, ma una vita di tempo libero, di affetti, di natura, una vita semplice.

Guardo davanti a me e non riesco a vedermi senza cani attorno. È una passione che si sta trasformando in un bisogno. Semplicemente ho imparato a sentirmi, a capirmi. Sono ritornato all’origine delle cose e sto lasciando che la mia vita prenda la direzione giusta. Non voglio sentirmi in trappola, ma libero di essere e di vivere la mia verità.

Non ci sono scuse per non essere felici, ma soltanto cose che ognuno di noi sente.

03. Come sconfiggere le proprie abitudini

Combattere e vincere le abitudini di tutta una vita non è facile, soprattutto se sei quel tipo di persona che si spaventa di fronte ai cambiamenti, grandi o piccoli che siano. Però ci puoi riuscire, senz’altro, e il risultato, incredibile a dirsi, dipende solo da te, proprio come per tutto quanto il resto, d’altronde.

Attenzione però, quando dico che non è facile non è per intimorirti, non voglio scoraggiarti nel perseguimento del tuo obiettivo di felicità, anzi, tutto il contrario. Sapere che non è facile deve servire (o almeno, spero che sia così) a darti quello stimolo giusto e necessario a far aumentare in te la concentrazione sul tuo percorso, verso la meta, a far aumentare in te la consapevolezza che hai di quello che stai vivendo, di quello che stai provando a fare. È un po’ come nello sport: si può fare attività fisica per distrarsi un po’, per avere qualche tipo di beneficio cardiovascolare, respiratorio, di salute in generale, e poi si può fare sport, concentrati sul fine, concentrati sul mezzo, pronti a superare i propri limiti soffrendo, ma consapevoli.

Perché poi alla fine è sempre di questo che si parla, della consapevolezza delle cose, dal singolo gesto agli obiettivi più grandi, dalle piccole scelte alle grandi decisioni. Non c’è un’alternativa, non si può escludere la consapevolezza dal proprio percorso. La consapevolezza è la radice.

Comunque, tornando al discorso precedente, non intendo dire che non è facile perché di per sé non lo è, intendo dire che non è facile se non sai come fare, se non riesci a liberare la mente dalle solite stupide paure (iniziando a pensare che siano stupide, per esempio), dai soliti stupidi muri costruiti da noi stessi e dalle persone che ci sono sempre state intorno, dalla nostra esperienza di vita.

Per fare questo è necessario aprire la mente, ripulirla, anche solo temporaneamente all’inizio, dallo sporco che si è accumulato in anni di mancate pulizie. È quello che si insegna con la meditazione, con la mindfulness. A non etichettare niente, a non dare giudizi sulle cose, a spostare l’attenzione, a passare da una fase di critica ad una di osservazione. Puri e semplici osservatori muti, silenziosi. Con il fine di riuscire poi ad esserlo non soltanto di quello che ci circonda, ma di noi stessi.

È molto importante questo perché ci porta a capire l’essenza delle cose, che è tutto, ci porta al punto iniziale del mondo, quando niente aveva un nome, quando non c’era differenza tra bello e brutto, tra buono e cattivo, non esistevano etichette, non c’era giudizio sugli istinti, sui desideri di ciascuno. C’era solo la sostanza, la realtà.

Ed è questo che interessa a noi. Se vuoi raggiungere la felicità non puoi avere ostacoli e non puoi avere finzione. La felicità è uno stato così perfetto che basterebbe una virgola fuori posto a farla svanire. È per questo che si lavora (come poi vedremo più avanti in altri articoli) sull’accettazione delle cose, anche di quelle brutte. Proprio perché non puoi cambiare tutto quello che ti circonda a tuo piacimento, diventa fondamentale saper accettare senza etichettare, senza giudicare, spesso senza interiorizzare (che non significa diventare una persona fredda, anzi), anche le cose peggiori, le cose più brutte.

Così la verità potrà prendere finalmente il posto della finzione e sarai libero di vivere davvero, invece di essere costretto a fingere su qualunque cosa, che è quello che, seppur inconsciamente, facciamo ogni giorno, ogni ora, ogni minuto della nostra vita. Devi riuscire a capire che le paure che hai sono solo costruzioni mentali della tua mente, devi riuscire a capire anche e soprattutto che tu non sei la tua mente.

La mente fa parte di te, è vero, ma è influenzata da tutto ciò che ha preceduto il tuo attimo presente, il tuo adesso. E ha paura di tutto quello che sarà il tuo futuro, che in quanto tale non è nemmeno mai esistito. Quello che devi capire è che tu ci sei adesso, non ci sei né prima né dopo, ma solo ed esclusivamente adesso. L’attimo che stai vivendo è quello di adesso. Riuscire ad escludere i pensieri sul passato e le preoccupazioni sul futuro è il fulcro della consapevolezza di cui hai bisogno.

In questi termini, quindi, sarà più facile capire che i muri costruiti non rappresentano la verità delle cose, che le etichette che noi diamo (o peggio ancora, che danno gli altri) non sono la verità delle cose.

Ed è grazie a questo processo interiore che capirai, dunque, che le abitudini di tutta una vita non sono radicate in te, non sono te, ma rappresentano soltanto quello che ti è successo fino ad ora e che non ti ha reso felice, un ostacolo alla tua vita prodotto perlopiù da te stesso, uno sporco da ripulire e non da conservare.

E quindi combatterai.

E quindi vincerai.

La verità

Essere veri, essere se stessi.

Una delle sensazioni più belle che ci siano. Dire quello che si pensa, soprattutto non vergognarsi di quello che si pensa.

Perché poi alla fine il succo è questo, mi sembra evidente. Se ti comporti diversamente da come ti comporteresti se tu fossi completamente da solo in mezzo al niente, se dici qualcosa di diverso da quello che pensi, oppure se non lo dici affatto per paura di un giudizio, una punizione, un pugno, un insulto, allora significa che ti vergogni di quello che sei, ti vergogni di te stesso, del pensiero che tu stesso hai fatto. O hai paura, che è ancora peggio. È paradossale, ma è proprio così. E ci penso da tempo. Sarà la società, sarà la sopravvivenza, fatto sta che abbiamo completamente abbandonato quel comportamento istintivo che ci ha salvato il culo per migliaia di anni, che ci ha fatto sopravvivere, che ci ha reso uomini, per incasinarci la vita con una serie regole non scritte, pregiudizi, seghe mentali.

E adesso, signori miei, la vita che ci siamo costruiti, quella che ancora ci resta, è questa qui: una mastodontica farsa di dimensioni epocali. Vogliamo davvero vivere così? Vogliamo davvero guardarci allo specchio, ogni giorno, e pensare che quello che vediamo fuori sia completamente in disaccordo con quello che vediamo, quello che sentiamo dentro di noi?

Questi ultimi due giorni non ho lavorato. Differenza di vedute tra i miei datori di lavoro e il sottoscritto, diciamo. Prima o poi sarebbe successo, era nell’aria da mesi, probabilmente da sempre. Ho parcheggiato il furgone ancor prima di cominciare e me ne sono tornato a casa. Questo perché se vuoi rispetto, devi dare rispetto. E fine della storia. Non voglio commentare oltre, non ne ho bisogno io e tantomeno ne ha bisogno chi eventualmente mi leggerà.

Così ho approfittato per staccare di nuovo la spina dopo la malattia che mi aveva tenuto a casa per più di una settimana il mese scorso, quando infatti avevo deciso di dare il via a questo blog. Presto fatto, ho preso il cane, la ragazza e abbiamo passato due giorni meravigliosi, ieri al mare con Nino (che appena vede l’acqua impazzisce dalla gioia, ed io con lui), oggi in montagna. Due mondi così separati, così simbolicamente distanti da essere probabilmente l’uno il completamento dell’altro. Due mondi che mi fanno riflettere, che mi riempiono gli occhi e i pensieri, che mi fanno sentire vivo, una cosa che troppo spesso ci dimentichiamo di fare. Soprattutto lontani dall’estate, quando al massimo trovi qualcuno disperato come te, uno spirito libero e riflessivo, con un cane al seguito e tanti disegni nella testa (al mare) o quando sei nella più totale solitudine, immerso tanto in te stesso quanto nello spettacolo che ti circonda (in montagna).

Due giorni, due luoghi, due abbracci che hanno la forza di rimetterti al mondo, di farti distinguere il giusto dallo sbagliato, di insegnarti la verità delle cose, la verità di tutto.

Perché io voglio vivere nella verità.

Perché io voglio essere la verità.